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Uscita: SA2-2007 Gita3 / Mont Velan



Corso: SA2-2007
Data: 15/04/2007
Partecipanti:


Itinerario: Mont Velan
Quota iniziale : 2527
Quota finale : 3727
Dislivello totale : 1200
Esposizione :
Difficolta' : BSA
Localita' di partenza :
Regione :
Zona : Gran San Bernardo

7 commenti su “Uscita: SA2-2007 Gita3 / Mont Velan”

  1. Beh, come dice Giulio spunti ce ne sono tanti.
    Certo stavolta non circolano immagini di me che dormo durante la prova ARVA (peraltro non l’abbiamo fatta, INCREDIBILE!), ma contrariamente al solito ero veramente in forma, me la sono proprio goduta. Ho addirittura avuto l’ardire di portare la corda anche in discesa per un po’ (beh, nel mitico canale l’ho pero’ restituita a Paolo, con la scusa che scia meglio di me ho l’impressione che vorra’ cambiare compagno di cordata le prossime volte – ).
    Il tempo ha sicuramente aiutato a godere della giornata (dopo il Basodino e una gita dello scorso w/e al contese, proprio ci voleva). Non abbiamo potuto sostare sulla vetta, il vento era tremendo. Il solito congelamento di mani per togliere le pelli. Quasi impossibili da togliere vista la super colla nuova che avevo messo io stesso in settimana con lunga procedura. Stavo per chiamare in soccorso Gianfranco che mi aveva ‘prescritto’ il rinnovo di colla sul Basodino. Poi ce l’ho fatta, ma non sentivo piu’ le dita.
    Un paesaggio veramente alpinistico e una gita ricca di varianti: sci, pelli, rampanti, piccozza, ramponi, corda/imbraco, neve, roccia, ghiaccio, ARVA (no, niente prova, INCREDIBILE!).
    E poi una neve tutta ben sciabile, almeno per le mie capacita’. E il mitico canale, fatto tutto senza cadere o quasi: in realta’ sono stato ‘travolto’ dalla valanghina provocata da Paola a monte che mi ha sdraiato sul fianco (la valanghina, non Paola).
    Speciale menzione va fatta a Francesco che si
    e’ fatto mezzo canale letteralmente come una valanga, emozionando ancor piu’ la vasta platea accalcatasi ai piedi dello spettacolare passaggio. Un’ovazione liberatoria ha accompagnato lo sci in caduta libera conficcatosi a guisa di giavellotto nella neve.
    Comunque, come invita Giulio, non lesinate i vostri commenti. Fatevi spiegare dal logorroico Nik (io sono piu’ modestamente un prolisso) come inserire commenti di oltre 1500 caratteri (c’e’ un baco nel programma che non riesco piu’ ad attivare, infatti ho spezzato in due).
    Ciao
    Eugenio

  2. Spare al Mont Ve’lan
    La posizione di partenza e’ a gambe unite (dopo, se uno/a vuole, puo’ anche continuare a gambe all’aria o col culo per terra). Il gioco si svolge su una pista appositamente costruita in neve compatta o materiale sintetico (cosi’ detta pappa) e delimitata da due “canali” (gutters), profondi non meno di 8,89 mt; vanno utilizzate scarpe con suole particolari (in pelle !ma solo in salita!) che aiutano a scivolare fino al bordo della zona di lancio della pista (detta approache), dove la palla (l’Uomo Quechua) viene lanciata e percorre la sua traiettoria fino ai birilli (gli istruttori della Righini). La pista viene debitamente oliata con un particolare lubrificante (un cocktail di sudore, piscio e sangue di chi l’ha fatta poco prima) che, oltre a proteggere la pista stessa, consente lo scivolamento della boccia.
    La partita si gioca in un numero libero di giocatori (nel caso di gioco amatoriale; in competizione la partita avviene di norma testa a testa tra giocatori o squadre di giocatori: Italia, Francia, Svizzera, Vicenza,!manca solo il Belgio e la celebre coppia Pancaldi-Olivieri per dare il via ad una nuova edizione dei Giochi Senza Frontiere) sulla distanza dei dieci turni. Ogni turno di gioco puo’ prevedere due situazioni: o l’abbattimento di tutti i birilli (in questo caso il termine usato e’ strikeee e la partita si conclude con una ovazione), oppure l’abbattimento parziale degli stessi (in questo caso si ha diritto a un tiro supplementare per cercare di colpire i birilli rimanenti, e se cio’ avviene il termine usato e’ spare)
    !vi rendete conto dell’occasione perduta? Avevamo diritto ad un tiro supplementare per abbatterli tutti ed invece ci siamo accontentati d’accasciare il buon Cavalli!
    nik

  3. Provate a immaginare l’espressione della mia relatrice quando mi vede arrivare con la faccia abbronzata e rilassata tipo “hodormitoquindiciorefilate”…

    E poi provate immaginare la mia di faccia quando mi sento dire “va bene ambrogio, fammi vedere quello che hai fatto questo weekend”…

    A lei non ho fatto vedere niente. A voi invece… ecco le foto!

    http://www.fattidiscatti.com/private/velan/index.html

    Ciao a tutti

  4. PS, dimenticavo! Questa notte ho fatto un sogno: eravamo tutti in cima ad un ghiacciaio e tirava un vento cosi’ forte che se Giangi l’avesse solo saputo un attimo prima sarebbe venuto su anche con la vela, evitando cosi’ di scomodare a fine gita tutti quanti i Santi del Paradiso e sfoderando invece uno dei suoi celeberrimi sorrisi da 32 pezzi di fine porcellana!.pero’ anche tu, Giangi, e’ mai possibile che il singolare nome della cima, tale Mont Ve’lan, non ti abbia fatto balenare in mente proprio nulla?! Senza contare poi che la gita l’avevate programmata proprio tu e la Cecy (era un sogno ovviamente, ma che vuoi farci, i sogni a volte sanno essere veramente capricciosi!). Con il trascorrere delle ore il sogno prendeva a manifestare quei tratti tipici dell’incubo da Righini:
    – levataccia tipo scuotetemipurequantoviaparemadaquinonmialzopiuttostomifaccioesplodere
    – tracce organiche diffuse lungo le pareti delle latrine alcune delle quali, stando a Piero Angela, risalenti al Periodo Giurassico
    – l’acqua che da miraggio si trasforma miracolosamente in una Perrier da ½ litro non prima di avere scucito la modica cifra di 5 euro mentre tu, come solo negli incubi che contano veramente accade, hai in tasca 4 euro 75 cent e un paio di mentine rapprese di muffa che secondo il gestore sono irrimediabilmente fuori corso
    – i loculi per dormire cosi’ striminziti che ripensando ai favolosi anni ottanta quando da studente universitario, verde negli anni e nelle tasche (come potete immaginare da allora sono cambiati solo gli anni), mi trovavo costretto a fare su e giu’ lungo lo stivale sul Treno del Sole relegato in una cuccetta di seconda classe, ripensandoci oggi mi sembra di avere avuto allora i privilegi riservati ad un ospite da grand hotel
    – il mio guscio (ed io che, nell’incomprensione generale, insistevo a chiamarlo giacca a vento!) ripetutamente calpestato, umiliato, offeso e alla fine abbandonato sull’uscio della Cabanne come l’ultimo degli zerbini senza nome!l’ho capito che non aveva la medaglietta con su scritto nik, ma, miseriaccia infame, non c’era nemmeno scritto SALVE!
    – un manipolo di allievi senza scrupoli, giovani e in salute, che vanno su come delle saette, nonostante passino tutte le notti della settimana avanti a fare i bagordi fino alle tre del mattino e nonostante si trascinino stipati nello zaino forme intere di grana e vari barilotti di Barbera del Monferrato!insomma, non dovrei essere sempre io a suggerire cosa fare o non fare agli istruttori (il solito bastardo di nik) ma se anche a voi preme rallentarli quanto a me, allora piantatela pure di caricarli con corde, barelle e farmacie: piuttosto fatevi coraggio e mirate alle gambe

  5. ormai mi son ripreso.. con ore di sonno e sedute spiritiche nel bagno di casa mia…
    paesaggi spettacolari resi piu’ mistici da un senso di nausea che mi ha colpito in quota e da un imprevisto movimento intestinale iniziato al colle della guglia e trattenuto fino al ruscello della discesa… quindi capirete il perche’ del vento in quota e dell’acqua del ruscello al parcheggio che aveva a volte colorazioni strane e non riusciva a pulire a fondo gli scarponi…
    spiacente per chi si e’ rinfrescato con la stessa a fine gita!!!!

    ma giuro che l’organico giurassico nei wc del rifugio non e’ opera mia!!!

    un abbraccio a tutti e ancora grazie di esistere!!!

    giangi

  6. Grazie delle foto, Lorenz.
    spero poi tu ci faccia avere quelle in alta risoluzione. Ci sono io che mi inerpico, sci in spalla, sul ghiacciaio. L’ho mostrata (vanitoso!) ad amici e colleghi, ma hanno espesso dubbi che fossi io.
    Comunque, per giustificare tutti i chilometri fatti e la faticaccia poi sui monti (passione per la montagna un po’ sospetta?), ho dovuto mostrar loro le foto di qualche “fanciulla” scalpinista carina. Mi perdoneranno lor signore.
    Ciao
    Eugenio

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