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Uscita: SA1-2004 Gita5 / Pizzo Bandiera



Corso: SA1-2004
Data: 21/03/2004
Partecipanti:


Itinerario: Pizzo Bandiera
Quota iniziale : 1630
Quota finale : 2817
Dislivello totale : 1187
Esposizione :
Difficolta' : BS
Localita' di partenza :
Regione :
Zona : Val Formazza - Devero

3 commenti su “Uscita: SA1-2004 Gita5 / Pizzo Bandiera”

  1. POTA,!e’ GIÀ PRIMAVERA!!
    Mi sveglio con una brutta sensazione sul viso. Mi tiro su e corro a specchiarmi in bagno. La fronte e’ solcata da profonde tracce, le guance scottano come patate bollenti e sugli occhi essiccano due rospi semi-carbonizzati. Tutto intorno si evidenziano diffuse tracce del ruzzare di un intero pollaio. Per farmi persuaso di quanto sono ridicolo provo ad aggiungere alla vergogna che provai quando la mia prof. di disegno (due gambe da cabaret) si rese conto che non ero completamente handicappato sol perche’ mi cascava di continuo la matita, con il paonazzo che qualche anno prima mi assali’ il volto non appena ebbi finito di ingollare un peperoncino intero, scambiandolo un per frutto di martorana. Ebbene, nemmeno una tale addizione renderebbe giustizia al rossore di adesso!
    Fatta questa breve premessa vengo subito al dunque.
    Dall’ennesima uscita pochi spunti ma interessanti:
    1. Avventurandomi in questo sport (ma e’ o non e’ uno sport?) desideravo godermi i paesaggi alpini liberamente ed in solitudine, cancellando dalla mente l’incubo delle code agli impianti di risalita ed il casino sulle piste da sci. Invece cosi’ non e’. Mi ero leggermente insospettito gia’ sul Monte Campione, ma la conferma definitiva ce l’ho solo domenica mattina quando, dopo avere superato Campello, ci troviamo di fronte una ripida gola da risalire. Sulla parete, ancora ghiacciata dalla brina notturna, brulicano milioni di sci-alpinisti mentre tentano di scalarla alla ‘sanfaso”: v’e’ chi s’aggrappa con gli artigli, chi s’issa con le funi, qualcuno si e’ anche procurato una lunga scala a pioli e non mancano i piu’ temerari che si fanno lanciare con le catapulte. In tanti precipitano travolgendo i malcapitati che incontrano sulle loro tracce (lo dicevo io che e’ piu’ prudente non seguire tracce gia’ fatte e farsi, invece, ognuno le tracce sue!). E’ proprio una scena apocalittica: ricordate il castello di Rohan nel quale si rifugio’ Aragon a dieci minuti dalla fine del ‘Il Signore degli Anelli Le Due Torri’? Ricordate l’assedio e la leggendaria battaglia contro l’orda malvagia di Sauron? Dopo aver visto cio’ che ho veduto, sono piu’ che mai convinto che Tolkien, praticando questo sport, si sia sentito in obbligo di scrivere la sua sterminata saga. Per il resto tutto bene. Sorvolo sul deretano d’Annarita: tutti quanti noi continuavamo a dirgli che gli si rassodava a vista d’occhio, tanto che lei, ad un certo punto, si e’ sentita in obbligo di scoprirsi in mutande. Desidero invece soffermarmi su Fabrizio che, abbattendo uno dei nostri, poco c’ e’ mancato che lasciasse orfane le O.G.M. (Orobiche Girls Muschiate). Il Bezzi lo agguanta come un falco pellegrino mentre questi sta ancora attorcigliato al Sessa, e lo cazzia selvaggiamente. Ma Fabrizio e’ Fabrizio, una vera faccia di tolla. Vuoi perche’ si e’ gia’ fatto una bella pista, vuoi perche’, trovandosi col naso sulla neve, non resiste dal sniffarne ancora un po’, si solleva sorridendo e si lancia a tutta birra contro un gruppetto di piemontesi, convito di realizzare cosi’ uno strike vincente.
    2. Gli istruttori, liberi di sfogarsi senza il continuo assillo del Mister, s’inventano la costruzione di una barella di soccorso simulando l’infortunio dell’allievo (ovviamente!). Avrebbero potuto pensarci prima, girando la scena lungo la pista battuta che subito ci alletta discendendo Monte Stella. Invece no, ‘c’hanno gana di scialarsela’, cosi’ stabiliscono di fermarsi in una piccola radura proprio mezzo al bosco e li’ far partire lo scherzetto. Ci costringono ad improvvisare una lettiga sequestrando gli sci a uno ed il bastoncino ad un altro. Non appena abbiamo finito di filare, vengono selezionati personaggi ed interpreti: Michela fara’ la vittima, io e quel buon Cristiano i battistrada, Lorenzo il freno a mano, Annarita e Chiara, a turno, da ABS. Edoardo viene scelto per la parte del mulo, mentre Aurelio per quella del grillo parlante che gli sta appollaiato sull’orecchio per convincerlo a non ragliare. Ed ecco che!,ciack si gira: parte l’Armata Brancaleone ma non facciamo neanche tre metri. Io mi ritrovo spiaccicato contro un pino sotto il peso di due zavorre, dietro di me la slitta sbanda e si capovolge, Lorenzo barcolla e cade (che goduria!). Mulo Edoardo sprofonda le con zampe posteriori nella neve ed a nulla valgono gli improperi di Aurelio per raddrizzarlo. Chiara e’ l’unica che si diverte, iniziando a saltellare con il capo della cima oramai libero dal peso. Ma come si fa a cogliere il lato comico della faccenda con un ferito tra le p!., volevo dire tra I piedi! (non e’ per la censura che evito la parolaccia, temo solo che nominando oggetti dalla forma sferica possa rievocare a qualcuno il tormento di un tedioso rompicapo). Ma Michela e’ Michela, malgrado tutto non urla e non si dispera. Ed a ben vedere e’ l’unico, autentico, vero professionista di tutto il gruppo: considerato che non avevamo stabilito piu’ precisamente cosa rompergli – se un braccio, la tibia o il femore – nel dubbio ha preferito astenersi. Rialzandomi a fatica, penso a quanto sarebbe bello poter sostituire l’intero armamentario della barella con maneggevole Remington. ‘Perdindirindina mi dico – nessuno di noi vale il peso di una corda nello zaino, quindi sarebbe opportuno perequare il nostro destino a quello che, da Jon Waine in poi, si e’ sempre riservato al cavallo che s’azzoppa: un bel colpo di pistola!’. Cosi’ riflettendo, Mulo Edoardo, ancora infossato, mi guarda e scorgendo la nuvoletta dei miei pensieri che evapora come in una vignetta, ricambia con un tenero sorriso per la solidarieta’ che vado manifestando al mondo equino.
    3. I nostri piccoli ed eroici istruttori non ne hanno pero’ avuto abbastanza con la barella, e sul pianoro dell’Alpe Devero ritornano a confabulare. Dopo un po’, gli sborni, ci annunciano che si cimenteranno in una ricerca di gruppo. Stabiliscono le regole, si dividono le parti e c’invitano a sotterrare su un immenso campo di slavina (una ventina di metri quadrati) quattro sventurati ARVA. Il gioco consiste in questo: a Lorenzo, focal point, i quattro ricercatori dovranno comunicare in continua tutto cio’ che vedono e sentono, attendere che il cervellone faticosamente elabori tutti I dati ricevuti, quindi muoversi sulle precise indicazioni che fornira’ loro di rimando. Nervosi, tenuti a stento dai guinzagli, I cani si dispongono ai margini del campo pronti a lanciarsi all’inseguimento. Parte il tempo e scattano latrando nella nebbia (anche la nebbia era una finzione scenica). Il primo a dare segnali e’ Stefano il Segugio che fiutando una traccia gira furiosamente in tondo alla presunta preda. Passano un paio di minuti ed ecco che Maura, un Cirneco di razza, abbaia e scodinzola eccitata: ha trovato tracce di lepre e desidererebbe un o.k. di massima per inseguirla. Aurelio galoppa invece in direzione nord-ovest superando I limiti stabiliti ed a nulla valgono fischi e richiami di Padron Lorenzo, poiche’ lo Spinone e’ gia’ troppo distante e finisce per scomparire nella fitta boscaglia. Chissa’, magari torna con un orso in bocca! Va avanti cosi’ per un bel pezzo, con I cani che ormai ululano spazientiti (capite adesso perche’ l’hanno chiamata sezione CAI di Milano???) ed il calcolatore centrale che va in tilt. Noi frattanto s’ammazza il tempo costruendo un pupazzo di neve. E sul piu’ bello, ero appena riuscito a recuperargli una bella carota per il naso, Dartagnan ed I tre moschettieri tornano tronfi con gli ARVA in bocca. Gli chiedo quanto tempo c’e’ voluto per concludere l’impresa. Otto minuti, mi dicono. Ma si sa, il tempo e’ un concetto assai relativo, dipende dalle condizioni, ed io non sono nella condizione di controbattere. Per recuperare lo Spinone, quarto moschettiere, ci vorranno oltre quattro ore, il satellitare, l’intervento di un elicottero della Protezione Civile e di un’unita’ cinofila. Purtroppo nella confusione generale chi avrebbe dovuto ha dimenticato di ammansirlo, e nessuno l’ha avvisato che la ricerca di gruppo era bella e finita. Percio’ Aurelio, giustamente, ha seguitato a pretendere da ciascuno di noi che lo s’avvisasse in anticipo per qualunque mossa: ‘capo starnutisco’, ‘o.k.’; ‘capo mi gratto un’orecchia’, ‘va bene’; ‘capo, se sei d’accordo, sbatto un secondo le palpebre, non ce la faccio piu’ a stare con gli occhi a palla!’ !e cosi’ andando per tutto il resto della gita. Vi prego, non abbiatevene a male, ho licenza di scrivere, e poi siamo ormai agli sgoccioli.
    Vi voglio bene, a presto Nik.

  2. Ne sono piu’ che convinto, iscrivermi al corso e’ una delle cose migliori che abbia fatto negli ultimi tempi, e’ tutto cosi’ bello, il paesaggio, la compagnia, il senso di benessere e relax (!?), e l’autostima che questo diporto procura in me (sono gia’ in crisi d’astinenza), che ho deciso di spendere tempo e denaro in un corso di sci (Stelvio, sto arrivando!), anche se mi dicono che in genere il corso di sci dovrebbe precedere l’sa1; pazienza, per l’anno prossimo sara’ tutto in regola! In ogni caso i saggi Aurelio e Bez, uno dietro e uno davanti mi hanno condotto senza che neanche me ne accorgessi, tutto intero al rifugio, abbandonado a un destino, a quanto pare luminoso, la giovane Chiara implorante assistenza.
    Un avvertimento a M&M, Morelli Michela che non e’ la Michela Muschiata, PENSA, ma una degna avversaria che a colpi di lamine sugli stinchi ha impedito che la superassi; questa volta ho avuto comprensione per il sesso debole, ma sappi che per la prossima gita la sfida e’ aperta!
    E per finire, un consiglio alle mie compagne di corso-top model: venite direttamente in costume cosi’ eviterete imbarazzanti spogliarelli davanti a ragazzi giustamente curiosi e fotografi che non hanno avuto il copyright (lo diciamo alla Tecla Muschiata).
    Saluti dal Mulo Edo (ah, Nik-San Bernardo (per via della grappa salvifica che porti sempre appesa al collo), che resti tra noi, la prossima gita portero’ pala, sonda, bandierine, barella e corda; per un equino, questo e’ niente …ma poi passo tutto ad Annarita, se non mi spalma la crema protezione 40).

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