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Uscita: SA1-2004 Gita4 / Tete entre deux Sauts



Corso: SA1-2004
Data: 07/03/2004
Partecipanti:


Itinerario: Tete entre deux Sauts
Quota iniziale : 1579
Quota finale : 2729
Dislivello totale : 1150
Esposizione :
Difficolta' : MS
Localita' di partenza :
Regione : Valle D'Aosta
Zona : Val Ferret

7 commenti su “Uscita: SA1-2004 Gita4 / Tete entre deux Sauts”

  1. Bello davvero!Gia’ la seconda gita al maloja mi era piaciuta molto,ma questa ancora di piu’.Forse e’ perche’ mi sto assuefacendo alla fatica,ma sono anche i due giorni passati tutti insieme,l’idea del rifugio(si’,si’ ho capito che il Berlotti o come si chiama,e’+1albergo!),l’avventura sul crinale,l’arrivo alla vetta,la discesa con una neve che erano cent’anni che non si vedeva,lo zig-zag tra le piante..ecco,sicuramente da dimenticare la pista da fondo,iniziale e finale e i “ciaspolatori-terminator”.Effettivamente tutto il w-e e’ lungo se tra sabato e domenica non si dorme(propongoxla prossima di prevedere una stanza russatori e,come attrezzaturaNECESSARIA,oltre al sacco lenzuolo,potenti tappixle orecchie)..se penso a come sono stanca oggi e che mancano ancora4/5giorni alla prossima domenica per ritemprarmi!
    Maddalena

  2. STREPITOSO. Sole,neve,sciata incantevole,ottima compagnia,cibo buonissimo! Dopo il purgatorio dell’Engadina, il paradiso della Val d’Aosta! Cosa si puo’ chiedere di piu?
    Solo due idee per miglioramenti.
    1. Aumentare la quota di partecipazione alla Righini per pagare al Mecki un corso di specializzazione in otorinolarigoiatria. La sera in rifugio con racchette,coltelli e grappa come anestetico dovra’ correggere le adenoidi a quel paio di russatori incalliti che ci hanno tenuto svegli tutta la notte nel sottotetto. Purtroppo i russatori sono solo rudi omaccioni, non tenere fanciulle che si fanno leggere la mano, dovra’ comunque sacrificarsi.
    2. Alla prima gita fare prendere confidenza a tutti gli allievi con l’attrezzatura acquistata. Infatti dopo 15 minuti da brivido sulla crestina in cui sembrava di essere alla ‘mossa’ del Palio di Siena, con spinte, minacce, scivolate, incastri fra gli allievi, e’ arrivato l’ordine dai ‘mossieri’ (istruttori) di mettersi i coltelli e c’e’ stata qualche confusione su come usare quegli strani oggetti che si trovavano incelofanati da due mesi in fondo allo zaino. Spero che le autorita’ abbiano apprezzato la nostra bravura: abbiamo imparato in condizioni precarie senza nessun effetto domino o biliardo con piu’ allievi scivolare per colpa di uno, nessuna racchetta, guanto o coltello ruzzolato a valle, nessuna crisi di nervi. Stiamo migliorando!

    Allora, domani alle 10 a Lotto! Ah no, ci tocca aspettare ancora 2 settimane …

    Marco Moody (peppa)

  3. Con maniacale curiosita’ torno ad aprire una finestra sul chiassoso e fertile cortile dell’SA1, con le classi 1,2,3 e 4 alla conquista del Bianco (in verita’ era solo una vallata, ma lo spettacolo panoramico, lo dico per chi non c’era, non ne ha affatto sofferto!). Il buon Cavalli, alla sua maniera brusca e velatamente minacciosa, mi ha invitato a sbizzarirmi. Io pero’ mi sento un po’ sottotono e temo che l’umore storto, mischiandosi alle parole, fara’ crollare gli indici di gradimento, l’auditel (traduco per le orobiche girls che non spatacchiano una parola in inglese ma che in gioventu’, perbacco, avranno pure masticato una presa di latino!). A proposito dell’ormai famoso quadrupede, sappiate che non gli conosco nemmeno il grugno – ehm!il muso anche se dal tono confidenziale e canzonatorio non si direbbe affatto. Per quanto ne so potrebbe essere solo il nickname (se le bergamasche sono in difficolta’ di comprendonio che lo dicano subito) dietro il quale si cela il granitico Grande Capo (ahug!), cioe’ uno pseudonimo (e poi non ditemi che non vi vengo incontro!) che sta a quest’Ultimo (ahug!) come la fantomatica moglie al Tenente Colombo.
    Dunque, proviamo a raccapezzarci. L’appuntamento e’ al solito posto, ma questa volta alle 11 del mattino. Questo mi da tutto il tempo di fare un salto da Cartoons (e’ solo l’insegna di un negozio) per ritirare gli scarponi ed anche di tagliare corto sulle mie solite cazzate poetiche intorno a strade deserte, luci soffuse, musica in sottofondo: c’e’ gia’ un casino bestiale, la gente in macchina strombazza imbestialita e la luce!, beh sulla non luce di Milano non saprei aggiungere nulla di nuovo, cosi’ glisso. A piazzale Lotto la citta’ e’ miseramente caduta nelle mani dell’Esselunga, non c’e’ un buco dove parcheggiare e si rischia grosso a lasciare l’auto sulle strisce pedonali con tutte le guardie catarifrangenti che gironzolano per tutto il quartiere. Peccato pero’, quasi quasi rimpiango la levataccia all’alba delle 4!
    Scusate ragazzi, ma mi trovo in seria difficolta’: ogni uscita che passa s’impoverisce di spunti e se non succede qualcosa di nuovo, tipo una valanghetta o qualcos’altro di piu’ piccante, io finiro’ per inaridirmi e voi per annoiarvi.
    E’ cosi’ dura che sono costretto a sparare sulla Croce Rossa e, credetemi, avrei tanto voluto evitarlo immaginando di non fare una gran bella impressione alla generosa Annarita (amen, uno spunto in meno!).
    Allora, salto i preamboli e miro al dopo cena. Si parla e si scherza, ci beviamo un goccino mentre qualcuno, quatto quatto, si scola mezza bottiglia di grappa e finisce per leggere manine esclusivamente delicate. La noia e’ tanta e si forma una fila chilometrica intorno al tavolo del discepolo d’Anna Marchi. Cosi’ m’avvicino per origliare e scopro che la sua chiaroveggenza si spinge oltre i limiti dell’immaginario, riuscendo a pronosticare, ad una acerba ventitreenne, tutta l’infelicita’ che passera’ nel suo futuro tra le turbe della menopausa e la depressione dell’ospizio. Non so poi cos’abbia potuto sputare sui palmi delle mani francesi, considerato che l’indomani mi e’ sembrato di scorgerle per l’ultima volta in cima alla cresta ed un secondo dopo, pluff!, sono sparite nel vuoto. Come minimo rischia di beccarsi dai venti ai trent’anni di carcere per tentata e riuscita strage.
    Ma torniamo alla Croce Russa: non e’ un lapsus, almeno non come tale e’ stato percepito – letteralmente percepito – dall’intera camerata quell’inquietante gorgoglio, poi interrotto da una lunghissima aspirazione che ha lasciato tutti noi con il fiato sospeso ed un filo di speranza (crepa bastardo!), invece ecco ancora un profondo grugnito, seguito da una raffica di seghe gutturali ed infine il fischio come da copione. Gorgoglio, aspirazione, grugnito, seghe e fischio finale. Una sequenza evidentemente ben sperimentata che in serie di un quarto d’ora ciascuna si e’ ripetuta incessantemente dalle 23 e 30 circa fino alle 4 del mattino, lasciando attoniti e svegli tutti quanti. Mentre qualcuno sussurrava ad alta voce <>, altri, mordendosi fino all’amputazione la lingua, ha avuto tutto il tempo di leggere gli ultimi cinquantatre’ numeri del National Geographic sotto le coperte.
    Tra tanta gente intollerante (ma come si fa a prendersela con un russo con le figlie di Putin che trascorrono poi le vacanze estive nella villa di Berlusconi in Costa Smeralda?! Cavolo, non era mica un finocchio extracomunitario o ebreo!) non manca mai il buon samaritano. Cosi’ un’allieva, combattuta tra l’istinto dell’infermiera ed un sogno da psicanalista rimasto nel cassetto, si e’ levata pietosamente dal proprio letto, ed avvicinatasi al capezzale gli ha preso la mano nella mano, gli ha poggiato la guancia sulla fronte, ripetendogli per tutta la nottata: non russare, e quello si svegliava, ti prego dormi, e quello riprendeva a ronfare. Alla fine eravamo tutti sconcertati e non sapevamo bene se farla finita prima con lui o con lei. Neanche io sono riuscito a dormire bene, ma non a causa dell’orso bruno, non v’e’ nulla che possa inquinare il mio sonno tranne la promiscuita’ con l’altro sesso e ,combinazione, mi sono trovato a dormire nel bel mezzo tra due angiolette. Concludo con un accorato appello: CHIARA, MICHELA, GABRIELLA, vi prego ritornate all’ovile, ci mancate tanto!!!
    Ciao Nik.

  4. Questa e’ stata per me la piu’ bella esperienza sino ad ora, (finalmente) mi sono proprio divertita!!! Sveglia con calma e viaggio relax (capatina a Torino inclusa per piccola svista!), partenza poco apprezzata sulla pedonale della Val Ferret (causa di svariate fiacche dolenti), ricompensata dalla salita in mezzo ai boschi, con paesaggio incantato (unico neo gli ‘sterminator’ con le ciaspole), arrivo all’hotel***** superior ‘Rifugio Bonatti’, lezione di cartografia, grande mangiata (con lettura della mano per sole donne del mitico Mecchi! Aspettiamo di vedere le innumerevoli foto scattate al dottore all’opera e alle donzelle!), suite imperiale in bella compagnia. Russo incluso nel prezzo (unica nota dolente!), causa di notte semi insonne. Fatta anche conoscenza del letterato del gruppo (leggasi Nik), di cui attendiamo impazienti i commenti.
    ‘Dolce’ sveglia (ma eravamo gia’ svegli!) alle 6.15, colazione e via in pista! Come dice ‘er director’ il suo fondo schiena (e meno male, dato che sono donna !) e’ piu’ grande del mio (e della mia esimie compagna di ventura Madda)!!! Sole che prima fa capolino poi sovrasta, totale assenza di vento, neve soffice come la panna (notevole accostamento per me che sono golosa!), riusciamo ad arrivare alla vetta senza usare i gomiti, ma solamente quegli oscuri oggetti denominati rampanti. Vista delle Grand Jurasse, panino e inizia la mitica discesa.
    Mi viene spiegato che nei piegamenti s’adda fa la posizione ‘water’ (con la specifica che non si dev

  5. deve pero’ arrivare alla posizione ‘bidet’, in quanto sanitario piu’ basso!), che riesco piu’ o meno a praticare sino al boschetto, quando la stanchezza inizia a farsi sentire, e le mie gambe assumono la posizione fissa ‘a putrella’ (cosi’ disse il Checco)! Prova Arva, in cui gli allievi hanno dimostrato grandissime abilita’ (ma si sono presi gli insulti dei fondisti per aver camminato sulla loro pista) e, colpo di grazia finale, ritorno per la pedonale della Val Ferret, macchina e via a casa, bagnetto caldo, minestrina e letto (senza russo finalmente!).
    Grazie Righini, questa volta mi e’ piaciuto davvero un sacco!
    Silvia

  6. Entre deux Sauts

    Nella nebbia si snoda la salita,
    seppur la traccia non sempre vien seguita,
    Gli allievi marciano silenti,
    avvolti nella notte dei tempi,
    quand’ecco nella nebbia si apre un pertugio,
    di Bonatti vi e’ il rifugio.
    Cola’ fra un grido e una risata,
    il mago della mano ha in pugno la serata,
    e le fanciulle che della curiosita’ ha la dote piu’ sviluppata,
    si bevon ogni sua cazzata.
    Ma quando sorge la mattina,
    tutto appare avvolto di brina,
    e dopo un gran fracasso,
    il gruppo e’ pronto al lento passo.
    Insu’ per il vallone alla ricerca di rotte e punti cardinali,
    sembrian dei Magi che seguono le comete astrali,
    e quando finalmente siam giunti al passo,
    e pensiamo sian finta,
    eccola la dolorosa smentita,
    la punta e’ sempre la’ che ci guarda beffarda
    e ci invita ad accarezzarla.
    Non resistitam alla tentazione e con un sforzo raggiungiam il gran tettone.
    La discesa appare bella e le girls scatenate
    si lanciano dalla cima
    pensando fosse polvere fina.
    Ma il dovere lesto ci chiama,
    e dell’arva la ricerca appare cosa vana,
    il rosso congegno appare una chimera sino a quando cala la sera,
    e nel trambusto del ritorno a qualcuno e’ addirittura apparso in sogno!
    Un Menestrello di Paese

  7. Le tette di tua sorella

    Cosi’ dicono e’ il titolo della gita
    sara’ di auspicio, ma mi e’ piaciuta.

    Non manca neppure il solito casino
    vista l’ora si puo’ andar pianino.

    El Cid Campeador,
    nostro sovrano duce,
    spazientisce favorendo
    sotto il Bianco appuntamento.

    Pazienza,
    ma rimpiango la certezza
    del pulmista senza resta.

    L’equipaggio e’ da primato:
    Lorenz d’Arabia, il medesimo
    ed il ramingo Edo. Si perche’
    Edoardino non si da’ pace
    finche’ non scoprira’ l’arcano
    del cambia gruppo in volo.

    Tra un sottofondo di Lennie Kravits
    e l’alta morale del Battaglione Aosta
    ci ritroviamo nel parcheggio
    sotto un Bianco un po’ imbronciato.

    Il posto pullula di non presenti
    con la fiocca il batter denti
    ma nel bar sullo stradone
    pochi amici e un gran birrone.

    La navetta c’ha le ruote
    e un pulmista meticoloso
    che a guardarlo inserir biglietti
    pare quasi che cinguetti.

    5 curve e la valle spiana
    pronta a farci provar l’ebrezza
    di un alpinistico farsi il fondo.

    Gruppo 1 (er mejo) si compatta,
    con tanto di Orobian Girls
    in forma smagliante.

    Dopo il curvone la traccia e’ tutta mia,
    una virata, una gicane,
    e dopo un intra-pino
    il comando vola via.

    L’importante e’ non mollare la scia,
    quando da primo passi ad ultimo
    con davanti Volta Maria.

    Si’ perche’ Maria Volta
    e’ capace di stroncarti un’altra volta.
    Qualcuno sa dirmi di che gruppo e’?

    Sotto una neve sudata appare il Bonatti
    sbraitando che il K2 l’ha inventato lui.

    Sara’, comunque l’antipasto non era male
    e pasteggiando a sproloqui cardiopatici
    rincuoravo le improvvide manine.

    Non parlero’ di falegnameria notturna,
    son tra i pochi che ho dormito
    e nessuno mi ha trovato
    arnesi sotto il letto.

    A proposito,
    se tuttti erano svegli
    chi russava?

    L’acqua gelata mi da’ una mano
    mentre scambio due parole
    con la bionda loquace ciaspolatrix.

    Il tempo non e’ male
    e mi trovo puntuale alle 7:30
    con le foche ai piedi:
    Vai Sergion!

    Si va,
    e in un attimo il freddo
    cede il posto al calore
    mentre siamo al pianoro.

    Chi l’avrebbe mai detto
    che il Monte d’Europa
    avrebbe tratto a se’
    tanta pianura?

    Bussole vaganti
    angoli e goniometri
    cartine sorridenti
    e infine il toto monte.

    Nel qual mentre
    il pie’ veloce Doctor
    gia’ ci ha raggiunto
    dalla gozzoviglia notte.

    La forma e’ splendida,
    puoi veder da com tampina
    la bionda orobica
    fanciulla.

    Il passo e’ la’ che aspetta
    il nostro felix zigzagare
    sul ventre placido
    di montagna silenziosa.

    Quando il gioco si fa duro
    Aalt! Tagliole ai piedi!
    e pei sassi scolliniamo il fianco
    di nostra mitica sorella.

    La cresta mi concentra
    alzo gli occhi per vedere
    chiamo il sole piano piano
    e il Bianco mi risponde.

    Sulla cima gia’ borbottano
    tra panini e pelli al sole;
    passo a lato sulla cresta
    per godermi cio’ che resta.

    E di tempo resta poco
    presto trombettar di trombe,
    con l’arabico condottiero
    che gia’ volge in giu’ il sentiero.

    Non vi dico la discesa
    tra le polveri di neve,
    tra lezioni di scodinzolo
    con i tuffi e le capriole.

    Io mi piazzo sulla scia
    del mitico dottore
    mentre Michi l’irrequieta
    cerca sempre la pineta.

    Quando il fondo vien pesante,
    do il meglio del mio stile
    con salti tra gli arbusti
    e atterraggi senza piume.

    Finche’ bip e’ giunta l’ora
    della ‘dai che cerchi ancora’
    dopo aver battuto il fondo
    si riposa tutto il mondo.

    Sara’ fortuna, sara’ culo,
    ma deciso parto dritto,
    scalo in marcia fino al 2
    scavo in 1 e 38.

    Nel frattempo il Giancarlo
    detto ‘Sesso’ o forse ‘Sessa’
    fa il ‘bauscia’ stravaccato
    dove sotto c’era il prato.

    Non vi dico degli astanti
    voglio bene a tutti quanti,
    solo una parola a Maura
    che ci guida con dolcezza.

    Dopo il fondo di ritorno
    si improvvisa un girotondo
    sulla tavola imbandita
    dove commentiam la gita.

    Poi la fretta e la stanchezza
    ci divide nel parcheggio,
    no merenda Valdostana,
    si riparte per Milano.

    Fermo qui la parodia
    mezza in rima e mezza pazza
    fatta sol per raccontare
    di bei giorni da gustare.

    Sergio

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